IL
RISCALDAMENTO GLOBALE È LA RELIGIONE DEI NOSTRI TEMPI
Marzo 2007
di Andrea Micheli
Il mondo è destinato alla catastrofe
ambientale. O almeno, questo è quanto ci viene incessantemente
ripetuto da politici e sedicenti esperti. Costoro ci avvertono
che, se non saremo capaci di attuare drastici cambiamenti, la
Terra verrà devastata dai mutamenti del clima e dal riscaldamento
globale. Intere specie andranno perdute, le coltivazioni saranno
annientate, alluvioni e carestie spazzeranno il pianeta e le economie
del mondo occidentale precipiteranno nella più nera delle
recessioni. L’inglese sir Nicholas Stern, Direttore del
Government Economic Service, ha elaborato nel 2005 per il governo
inglese un rapporto che porta a conclusioni preoccupanti e apparentemente
solide dal punto di vista scientifico. Va
detto però che tra gli scienziati non esiste alcuna unanimità
e in realtà i fatti concreti a sostegno delle tesi catastrofiche
sono a dir poco esigui. Stern inoltre equivoca il significato
dei dati, distorce le prove al fine di conformarsi ai dogmi dei
suoi mandanti politici, spara più o meno a casaccio cifre
di ogni tipo, suscita allarmismo invece di favorire una discussione
razionale e inventa di sana pianta la storia del clima terrestre.
L’autore sembra essere convinto che la previsione del clima
sia una scienza ormai matura, in realtà è disciplina
nata da pochi decenni grazie ai computer. Non è poi possibile
avere alcuna certezza sulle temperature dei secoli passati (misurazioni
attendibili sono fornite solo dai palloni meteorologici dal 1958
e dai sistemi di misurazione a microonde dal 1978). I dati desunti
da questi sistemi indicano una blanda tendenza al riscaldamento,
ben lungi dall’avvicinarsi alle profezie apocalittiche.
Per giunta, questa leggera tendenza potrebbe tranquillamente essere
causata da irregolarità, quali eruzioni vulcaniche o fenomeni
meteorologici come El Niño. A sostegno delle sue cupe profezie,
Stern ignora tutte le prove che non si adattano alla sua ideologia.
Stern glissa sul fatto che, sulla base di una serie di resoconti
storici, nel Medioevo l’Europa era decisamente più
calda di quanto non sia oggigiorno, mentre nel settecento la temperatura
era inferiore, causando la cosiddetta “Piccola Era Glaciale”,
durante la quale spesso il Tamigi rimaneva gelato per mesi di
fila. Stern parla anche di un «notevole scioglimento dei
ghiacci causato dall’innalzamento globale della temperatura».
Ma diversi studi scientifici mostrano come in realtà la
massa della calotta glaciale della Groenlandia si stia ampliando
e qui le temperature sono inferiori a quelle registrate nel 1940.
Agli ambientalisti piace mostrare immagini di orsi polari in affanno
su ghiacci che, ci viene detto, sono sempre più ridotti.
Quello che non ci viene detto è che oggi si stima che vi
siano 22.000 orsi bianchi, rispetto ai 5.000 del 1940. Peraltro
non possiamo essere certi che i mutamenti di lungo periodo del
clima siano dovuti all’umanità. Esistono svariate
altre possibili spiegazioni, per esempio le radiazioni solari.
In effetti il clima può fluttuare anche in assenza di una
qualsivoglia causa esterna, ma si preferisce ripetere l’idea
di moda che il capitalismo occidentale sia l’unico responsabile
di ogni siccità e ogni disastro che si abbatte sul pianeta.
Peggio ancora, non si tiene in nessuna considerazione la capacità
dell’umanità di adattarsi all’ambiente e di
migliorarlo (meglio Londra della Rivoluzione industriale, o quella
d’oggi più pulita, più sana e meno inquinata?).
La scienza autentica consiste nel raccogliere dati e nel mettere
alla prova le proprie teorie, e non nel fare da claque per questa
o quella ideologia. È questo l’aspetto che più
turba dell’attuale dibattito in tema di ecologia. Ormai
ci stiamo allontanando dalla scienza per entrare nel regno del
fanatismo religioso, dove i seguaci della fede, colmi di indignazione
e certi della propria rettitudine, sono convinti di possedere
una verità superiore. Come una religione, l’ambientalismo
è pervaso da un odio per il mondo materiale e, come la
religione, pretende dai suoi seguaci devozione, e non rigore intellettuale.
L’ambientalismo non tollera il dissenso: chi mette in dubbio
le profezie di sventura viene considerato alla stregua di un eretico,
di qualcuno che “nega il mutamento climatico”. L’aspetto
veramente tragico, tuttavia, è in modo in cui questa ideologia
di dubbio valore ha raggiunto una prosizione predominante nella
nostra vita pubblica. I politici adorano l’ordine del giorno
dei verdi, com’è ovvio che sia, in quanto seguirne
le raccomandazioni significa più controlli, più
regolamentazione, più tasse, più incontri al vertice
e più occasioni di mettere in mostra con il dovuto sussiego
il proprio zelo.
Andrea Micheli
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