L’
Ospedale di Erba rischia di chiudere
Marzo 2008
di Enrico Viganò

ERBA. L’ospedale Sacra Famiglia dei
Fatebenefratelli di Erba versa in grosse difficoltà finanziare
tanto che esiste una seria possibilità che possa chiudere
o quanto meno essere ceduto al miglior offerente. Il deficit accumulato
negli ultimi dieci anni ammonta a più di 20 milioni di
euro per mancato rimborso da parte dell’ASL di Como di prestazioni
sanitarie. A lanciare l’allarme è lo stesso priore
del Fatebenefratelli, fra Sergio Schiavon, che nei giorni scorsi
ha anche incontrato i sindaci del territorio erbese per sensibilizzarli
sulla grave situazione economica e gestionale. Un prossimo vertice
è previsto nei prossimi giorni. Eppure il noscomio nel
2007 ha effettuato ben 445 mila analisi di laboratorio e 57 mila
di radiologia; 700 mila prestazioni specialistiche, 172 mila interventi
di pronto soccorso e 10 mila ricoveri: solo alcuni dati che illustrano
sufficientemente quale rilevante servizio svolga nel territorio
del Triangolo Lariano l’Ospedale Sacra Famiglia dei Fatebenefratelli.
“Certamente – dice il priore fra Sergio Schiavon –
non vorremmo mai arrivare alla chiusura o alla cessione e il nostro
impegno è di fare di tutto per evitare queste ipotesi,
ma certamente non possiamo continuare a chiudere i bilanci economici
sempre in rosso”. “Il “meccanismo dell’accreditamento”
- spiega fra Sergio - ci sta penalizzando notevolmente. La Regione,
tramite l’Asl di Como, stabilisce aprioristicamente per
il nostro ospedale un certo numero di posti letto l’anno,
imponendoci anche dei parametri relativi all’organizzazione
strutturale e del personale. Una logica non condivisibile nel
settore della sanità, perché i pazienti sono persone
e non degli oggetti o dei numeri, e ognuno ha un decorso sanitario
diverso. Non è possibile stabilire i tempi e le modalità
di ricovero di un malato a tavolino. Per noi religiosi sono fondamentali
due valori: l’umanizzazione e l’ospitalità”.
A causa del “meccanismo dell’accreditamento”,
l’ospedale (vi lavorano 420 dipendenti tra medici, infermieri,
personale tecnico e amministrativo) negli ultimi dieci anni non
ha usufruito del rimborso di prestazioni sanitarie effettuate
per 20 milioni di euro. Il Priore del “Sacra Famiglia”
di Erba, poi, mette il dito su un’altra “piaga”:
la discriminazione esistente nei confronti degli ospedali “classificati”,
cioè quelli appartenenti a istituzioni religiose: “A
noi vengono chiesti gli stessi doveri degli ospedali pubblici,
ma non abbiamo gli stessi diritti. Solo un esempio: nei nosocomi
pubblici il deficit viene ripianato, in quelli “classificati”
no. “Il nostro invito agli amministratori – conclude
fra Schiavon – è di aver una maggiore attenzione
alle necessità reali del malato e a non considerare l’assistenza
sanitaria unicamente in prospettiva di bilancio, perché
al primo posto deve esserci sempre la persona che soffre”.
Enrico Viganò
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