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a cura di Stefano Ratti
marzo 2009

SOGNI DI BAMBINI

Qualcosa di tragico e di inspiegabile sta accadendo in un quartiere periferico di una non precisata metropoli giapponese, tra gli enormi casermoni affollati di inquilini: alcune persone si uccidono gettandosi nel vuoto senza un apparente motivo.
La polizia brancola ne buio, fino a quando non appare uno strano personaggio che darà il via a un duello particolare tra individui dotati di poteri extrasensoriali.
Assistiamo soprattutto all’impari lotta tra una bambina e il signor Cho, un anziano residente nel palazzo, e autore materiale dei delitti. La lotta però non sarà sul piano fisico ma psichico, essendo dotati entrambi di poteri extrasensoriali: solo uno uscirà vincitore.

DOMU è il titolo originale di questo fumetto giapponese realizzato tra 1980 e il 1983, che viene tradotto in italiano con “SOGNI DI BAMBINI”, il primo grande successo internazionale di Katsuhiro Otomo.
“Sogni di Bambini” è precedente all’altro grande successo mondiale che è AKIRA, ma sia in Akira che in sogni di bambini ci sono alcuni elementi base che fungono da congegno narrativo per entrambe le serie: c’è la città, un luogo imprecisato ad alta densità di popolazione; la casa, in senso lato del termine, costituita da casermoni metropolitani; i poteri extrasensoriali, spaventosi, senza limiti, che sembrano scaturire da una forza primigenia e da un’incontenibile rabbia che si attiva a causa della forzata convivenza metropolitana, della mancanza di spazi, di libertà individuali, di un’esasperata educazione formale.
Qui però ci sono i bambini e il loro rapporto con gli adulti. I bambini sanno giocare, inventare, sognare, stare insieme, sanno come si ama , ma anche quanto si può odiare, mentre gli adulti vivono la loro disperata solitudine, impegnati in attività concrete e definite, finalizzate a qualche obiettivo.
I sogni degli adulti diventano incubi quotidiani dove le loro paure, le loro chiusure mentali, si traducono in spazi ristretti e gabbie architettoniche di cemento armato.
I bambini osservano con attenzione e timore gli adulti e devono lottare per i loro spazi vitali, cercando di difendersi dalla violenza dei grandi.
In questo scenario, solo pochi adulti, provano a ristabilire un contatto con i loro sentimenti, le loro paure, la loro infanzia, i loro sogni.
Il racconto si dipana in maniera fluida ed è scritto in maniera superba con una caratterizzazione dei personaggi degna di un romanzo. Il disegno poi è il punto forte dell’autore: una continua sequenza di vignette realistiche fanno sobbalzare letteralmente il lettore dalla sedia, raccontando la solitudine, l’indecisione, la volontà di agire, inserendo tutto questo in una scenografia spaziosa e chiusa allo stesso tempo. Nonostante l’uso di panoramiche e campi lunghi, l’autore propone dei primi piani efficaci e clamorosi, come se volesse farci entrare nella pelle dei personaggi, facendoci vivere appieno le loro intense emozioni.
Sogni di bambini, come il suo più grande successo, Akira, è un opera che mette d’accordo tutti e supera il concetto stesso di scuola giapponese, americana, ed europea.
Stefano Ratti
SOGNI DI BAMBINI
I classici del fumetto di Repubblica
248 pp. b/n - 18 X 26
Euro 6,90


 

 


 


 















 
 
 
       

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