No
violenza
marzo 2009

Non c’è giorno che non venga
scandito da un assalto umano disumanizzato, perpetrato nei riguardi
delle donne, nei confronti di un bambino, di una giovanissima.
Il branco è nell’ombra, predisposto a un’opera
demolitrice, a violare la realtà dell’altro, sconvolgendone
l’equilibrio e compromettendone il benessere, un’azione
infame nel più profondo del termine, dove non c’è
lessico che tenga per definirne il raccapriccio.
Ciò che deve scuotere le coscienze è l’infamia
che non consente giustificazioni, né ansia da contagio,
ma promuove una linea comportamentale priva di black-out ideologici:
infatti con le ideologie stendiamo ipocrisie e false aspettative,
non cogliamo le urgenze né le insopprimibili necessità-priorità,
a riconferma che donne, bambini e anziani non si toccano, non
si debbono toccare, non bisogna permettere che ciò accada.
Il branco si fa beffe della bellezza, della fragilità,
entra a gamba tesa dove l’innocenza e la stessa femminilità
regalano al mondo il piacere dell’esistenza, e all’esistenza
il miracolo del futuro che nasce e cresce, perché custodisce
il segreto dell’amore più grande. Sociologi, pedagogisti,
psicologi, preoccupati per le dimensioni crescenti di questo fenomeno,
nella torsione in cui costringe l’attualità, che
somiglia sempre più a un’apnea soffocante, tant’è
che ognuno esplicita ragioni diverse per spiegarne l’exploit.
Si coglie il male, lo si traveste di bugie, lo si affascina con
il dolore dell’altro, per colmare i propri vuoti e le proprie
assenze, che diventano patologie.
Non c’è ritocco al corredo del codice genetico umano,
una eventualità del genere non è possibile nel breve
passo che intercorre tra una generazione e l’altra, allora
come è possibile che a ogni pagina appare la notizia di
uno stupro, di una violenza da poco commessa, ciò non solo
nelle strade, nei vicoli ciechi, nelle campagne buie, ma nelle
famiglie, dove dovrebbe prevalere il principio dell’amore,
dei vincoli affettivi, nella continuità del vivere insieme.
Eppure proprio all’interno del nucleo famigliare, vicino
al focolare passa sotto silenzio questa pratica infame, proprio
lì, ognuno assume il ruolo parossistico di teatrante, recita
la parte di chi nega, di chi non vede, di chi occulta e passa
avanti agli abusi che non hanno fine.
In questa ferita c’è l’esperienza intera del
dolore, dell’amore frustrato, un modello che si tramanda
senza che alcuno intervenga a porre un freno, eppure come ha detto
qualcuno “ i ragazzi violenti del futuro sono ora dei bambini
“, proprio quelli afferrati come oggetti e spogliati di
ogni emozione. Occorre ritrovare un senso comune non più
rinviabile, non sono più sufficienti le notizie, il bombardamento
mediatico, forse è arrivata l’ora di un ripensamento
culturale che sia sinonimo di coinvolgimento, nel discuterne e
rifletterne insieme, non solo per preservare le menti giovani
dalla violenza che non risparmia alcuno, ma per coltivare in chi
cresce un senso critico sano e attento ai valori della vita, quella
di tutti, soprattutto delle donne, dei bambini, degli anziani,
CHE NON SI DEBBONO TOCCARE MAI.
Vincenzo Andraous
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