Alfonso
Porro Schiaffinati:
il conte poeta e mecenate
Novembre 2005
di Antonio Cernecca
Letterato,
poeta, dilettante musicista e mecenate, modello del grande pittore
risorgimentale Hayez, patriota fervente che per l'amicizia con
Garibaldi rimase celebre nei salotti intellettuali dell'Ottocento
come "conte rosso". Queste le coordinate entro cui si
colloca la personalità del conte Alfonso Porro Schiaffinati,
che ebbe un posto di rilievo nel clima culturale e artistico di
Monza e della Brianza. Fu infatti legato alla piccola comunità
di Sant'Albino di Monza, piccolo quartiere incastonato tra i comuni
di Monza, Brugherio e Concorezzo, nel cui territorio sorge tuttora,
circondata da uno splendido parco, la "villa di delizia"
dei Porro Schiaffinati, più semplicemente nota ai locali
come "Villa del Conte", che fu sua stabile residenza
e sede di un vivace cenacolo di poeti e artisti.
Discendente da antica famiglia del patriziato milanese, Alfonso
Porro Schiaffinati nacque a Milano il 23 gennaio 1798 dal matrimonio
del padre Gaetano, fervente giacobino e Ministro di Polizia della
Repubblica Cisalpina, morto pochi anni dopo la sua nascita, con
Isabella Giudici. Sin dalla giovinezza il Porro Schiaffinati fu
protagonista dell'ambiente culturale e artistico della capitale
lombarda. A poco più di vent'anni si avvicinò all'ambiente
pittorico risorgimentale di Francesco Hayez, di cui fu amico e
a cui fece anche da modello per personaggi di celebri tele quali
"Il Conte di Carmagnola" del 1820 e "Maria Stuarda"
del 1827.
In seguito fu in rapporto con Massimo d'Azeglio, il pittore arcorese
Carlo Arienti e lo scultore Innocenzo Fraccaroli. Le sue frequentazioni
si estendono anche all'ambiente letterario, tra cui spiccano i
nomi di Alessandro Manzoni (cui era legato da sia pur lontana
parentela), Giuseppe Rovani e il circolo scapigliato, e soprattutto
il "medico-poeta" Giovanni Rajberti (1805-1861), stimato
primario chirurgo e direttore dell'Ospedale civico di Monza fino
al 1859, ma anche singolare figura di patriota, scrittore satirico
e poeta dialettale, erede della tradizione poetale vernacola milanese,
ottimo amico del conte e spesso suo ospite nella villa di Sant'Albino.
In anni più tardi il Porro fece da mecenate a un gruppo
di musicisti e compositori lombardi, che gli dedicheranno diverse
loro opere: l'oboista Cesare Confalonieri, i fratelli Adolfo e
Polibio Fumagalli, Alessandro Pezze, Angelo Panzini e Luigi Bassi.
L'attività letteraria di Alfonso Porro Schiaffinati rimane
per noi documento prezioso per ricostruire il clima ideale e i
miti storici e letterari degli intellettuali romantici milanesi
alle soglie dell'Unità. Il conte Alfonso ebbe al suo attivo
la pubblicazione di due tragedie in pregevoli versi italiani,
il Marino Faliero (1855) e I vespri siciliani (1868), entrambe
versioni degli originali francesi del drammaturgo Casimir Delavigne.
Inedita rimase la versione di un'altra tragedia del Delavigne,
I figli di Odoardo. A queste si aggiungono due brevi composizioni
dedicate a Garibaldi, entrambe del 1860: l'ode patriottica Partenza
per la Sicilia di Garibaldi, e la cantata per coro e pianoforte
A Garibaldi. Infine, verso i suoi ultimi anni di attività,
diede alle stampe la traduzione in versi dialettali dell'episodio
dell'Ugolino dantesco: Frammento del canto XXXIII della Divina
Commedia di Dante Alighieri.
Fervente patriota e frequentatore dei salotti intellettuali legati
al movimento risorgimentale, il conte Porro fu un sostenitore
della causa garibaldina, ed ebbe un ruolo di riferimento e di
leader del partito garibaldino monzese, che ricoprì anche
dopo l'Unità d'Italia. Ciò gli valse allora l'elezione
nel consiglio comunale di Concorezzo (di cui era allora frazione
Sant'Albino), che mantenne dal 1861 al 1867.
Estimatore d'arte e amico di numerosi artisti, il conte commissionò
e acquistò per la villa di Sant'Albino diverse tele, tra
cui alcune di Massimo d'Azeglio e di Carlo Arienti, che rimasero
nella storia dell'arte dei capisaldi della pittura romantica milanese.
È interessante menzionare il ruolo che egli ebbe anche
nell'ambiente artistico brianzolo. Ne abbiamo un esempio, testimoniato
da un carteggio del 1833 tra l'allora parroco di Cassago Brianza
don Michele Castelli e il conte Porro, in cui quest'ultimo veniva
interpellato in qualità di intermediario ed esperto d'arte
per la commissione e la realizzazione di un quadro che ritraesse
Santa Brigida, copatrona della Parrocchia. Dalle lettere emergono
le singolari competenze di intenditore d'arte dello Schiaffinati,
che individua nel giovane e poco conosciuto Paolo Brioschi l'artista
adatto e, da buon mediatore, si dimostra scrupoloso e preciso
gestire le spese della commissione. L'opera è tuttora visibile
presso l'altare della chiesa parrocchiale di Cassago.
Alfonso Porro Schiaffinati morì a Sant'Albino il 22 settembre
1872, "a causa di paralisi", lasciando come erede Gaetano
Porro Schiaffinati, poeta dialettale anch'egli, amico intimo di
Giacomo Puccini e del fondatore del Futurismo Filippo Tommaso
Martinetti.
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