
Il pozzo di Talete a cura di Lorenzo Buttini
Novembre 2005
ANCORA SULL'ATTUALITA' DELLA FILOSOFIA
Il Reale recentemente ha richiamato l'attualità
della filosofia antica sostenendo che quella moderna ha perso
fiducia in se stessa riducendosi a puro metodo. C'è allora
bisogno di un ritorno agli antichi filosofi per cogliere la verità
riproponendo a noi quelle eterne domande: Chi siamo? Da dove veniamo?
Dove andiamo? Come dobbiamo comportarci in questo percorso dal
"venire" all'"andare"? Perché il male?
Cosa ci attende dopo questa vita? La prima risposta forte la diede
Socrate che, posto il problema fondamentale "conosci te stesso",
rispose "tu sei la tua anima". Per il Reale tali concetti
non sono ostici o estranei all'uomo d'oggi che sempre più
avverte la stanchezza per la banalità del vuoto che lo
circonda e che i mass-media a piene mani elargiscono. L'uomo desidera
trovare risposte forti ai silenzi assordanti dell'epoca attuale,
si rivolge allora al passato per farlo diventare parola per il
presente e progetto per il futuro, sente la necessità di
sfruttare quell'immenso deposito di sapienza per i problemi d'oggi.

Per Gadamer i giovani, e anche i meno giovani aggiungo io, cercano
rifugio nella droga per esorcizzare la sofferenza dimenticando
che è proprio attraverso questa che l'uomo può maturare
e arrivare alla conoscenza di sé. Non voglio certo attribuire
un valore terapeutico o gnoseologico al dolore ma dire che è
attraverso il superamento delle avversità che si progredisce.
In questo senso, secondo il Reale, le peripezie di Ulisse, "
il più misero degli uomini" come lo definiva la stessa
madre, insegnano il mestiere di vivere e rappresentano uno dei
cardini della filosofia greca: imparare attraverso la sofferenza.
L'attualità del pensiero greco è esprimibile in
una massima di Epicuro:"se non ti basta il necessario non
ti basterà mai niente". Croce diceva "la filosofia
non è un caciocavallo da appendere al soffitto", perché
è un qualcosa che ci permette di dare senso alle cose,
a noi e al mondo. E' come una bussola che ci permette di orientarci
nel mondo, ma non solo quello presente: una filosofia che si limitasse
a riflettere solo sul proprio tempo sarebbe ben povera cosa perché
quello che oggi è attuale domani potrebbe non esserlo più.
La filosofia si muove su tempi lunghi, il nostro modo di sentire
in filosofia è assimilabile, sotto certi aspetti, alla
deriva dei continenti in geologia: quello delle placche continentali
è un movimento che richiede secoli, se non forse millenni.
Platone diceva che il filosofo è "colui che guarda
in faccia l'eterno" e l'eterno, in quanto tale, non può
essere prerogativa o esclusività di un'epoca, ma vale in
ogni tempo e in ogni dove. A tal proposito vi è una bella
immagine del Ronchi."la filosofia è come una pianta
sempreverde che pur avendo radici antiche offre ancora oggi frutti
in grado di alleviare la fame e la sete di conoscenza".
A differenza della religione che possiede la Verità, con
la maiuscola, cioè quella rivelata da un Essere supremo,
nella quale verità il credente crede, anche se è
follia o assurdità il credere, e diversamente dalla scienza
che poggia su delle certezze, la filosofia si caratterizza come
un grande, immane, inesausto sforzo di capire. E' una tensione
costante verso la verità. Anche Platone avrebbe sottoscritto
senza riserve il motto di Heidegger:" percorsi, cammini,
non opere". Vedremo in seguito, a proposito di Platone, che
ai suoi occhi contava più il cammino da percorrere che
non una dottrina già bella e confezionata, la quale per
definizione, non avrebbe avuto alcun valore filosofico. Platone
è stato, infatti, sempre nemico acerrimo di ogni conformismo,
anche quando questo assume la veste di un finto anticonformismo
perché anche in questo caso si è prigionieri dell'opinione
che si traduce tutt'al più nella monotona ripetizione di
slogan preconfezionati e questo è un abdicare a saper pensare,
a saper essere uomini veramente liberi. E' sotto certi aspetti
vero che nel turbinio della vita moderna, in cui tutto cambia
così repentinamente, sembra non aver più senso fermarsi
a riflettere.
Questo problema non è solo di oggi, perché già
Platone l'aveva affrontato nel Teeteto, laddove polemizzando con
i Sofisti e con Eraclito "il filosofo del "panta rei",
"tutto scorre") disse:"la filosofia è fermarsi
a pensare".
A maggior ragione oggi che la vita corre così velocemente
ed è così dispersiva si avverte la necessità
di un punto fermo o di un collante che tenga uniti i "frammenti"
dell'esistenza e tutto ciò non può che essere la
filosofia.
Marco Aurelio, seguace dello Stoicismo, l'imperatore che portò
la filosofia sul trono di Roma imperiale, dopo aver detto che
l'esistenza umana è solo un punto, che il nostro corpo
è corruttibile, la nostra anima un turbine, la fortuna
imperscrutabile e la fama ben povera cosa priva di senso, concludeva
che solo una cosa poteva essere di guida all'uomo: la filosofia.
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