IL
RECINTO
Novembre 2006
di Emanuele Berra
Un racconto che sorge all’improvviso,
felice e sereno epilogo di smarrimenti e di timori, in un percorso
introspettivo che introduce l’io piu’ intimo - l’anima
- disvelandolo negli asspetti maggiormente autentici del suo essere.
Un percorso che attraversa le tante burrasche che sembrano travolgere
l’illusoria linearita’ dell’esistenza umana,
oltre le scontate abitudini e le comode consuetudini che anestetizzano
il coraggio, ostacolando la capacita’ di librarsi verso
la liberta’ e trasformando la naturale tensione verso la
stessa in un vano e sterile anelito. E’ un “recinto”
senza sbarre, quello descritto dalla Nebiolo, ma dal perimetro
ben delineato, oltre il quale tuttavia l’autrice si libera,
e ci libera, dagli alti steccati della compiacenza, accettati
troppo spesso con ben scarso discernimento.Gli elementi naturali
nei quali si sviluppa il racconto, non ne costituiscono un semplice
sfondo, ma diventano gli ideali
compagni di questo incredibile viaggio alla ricerca di se stessi,
tra prati immensi da percorrere e fiori delicati da contemplare,
notti ed acque dalle quali lasciarsi trasportare, per riappropriarsi
finalmente della pienezza di una vita non piu’ sacrificata
sull’altare delle apparenze. Amanda Nebiolo intesse questo
suo felice esordio letterario con metafore acute e ricche di valore
simbolico, tra cui una su tutte: quella del protagonista de “il
recinto”, il titolare e possessore dell’anima, che
intraprende il proprio viaggio interiore seguendo la rotta indicata
dal vento. Un giovane puledro che apprende per tappe, lungo il
suo cammino, ad ascoltare se stesso ed a crescere intimamente.
Un puledro che imparera’ ad osservare montagna e mare con
occhi di falco. E questi si faranno sasso e lago al suo cospetto.
Non meno apprezzabili, poi, i tratti dell’opera nei quali
la nobilta’ e lo spessore dei messaggi proposti si fondono
con note di poesia struggente e di raffinata eleganza, oltre che
di armonica musicalita’. Questo racconto fantastico lascia
tracce destinate a restare scolpite nei cuori ed invita, anzi
incita, chi lo legge a farsi idealmente, allo stesso tempo, arco
e freccia, per riuscire a vedere oltre i confini della propria
quotidianita’ e per giungere nel luogo in cui non ci sono
strade per perdersi, ma solo sentieri per ritrovarsi.
Emanuele Berra
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