IL
CONFLITTO
Novembre 2007
di Dario Meschi
Negli ultimi mesi, a Lecco, Forza Italia
è stata al centro di eventi inaspettati, che hanno portato
a risultati sorprendenti: le dimissioni di Bruno Colombo, accorso
tra le braccia di Michela Brambilla, e la ripresa del conflitto
storico tra azzurri e ciellini. Infatti, dopo che Bruno Colombo
si è dimesso dal suo incarico di responsabile provinciale,
per sua volontà o per imposizione, è iniziata una
lotta di successione senza precedenti. I malumori tra laici e
ciellini risalgono alla nascita del movimento azzurro, che nel
‘94, per vincere le elezioni, ha dovuto, volente o nolente,
giungere ad accordi con i radicali cattolici.Quest’ultimi,
una strana razza di ferventi praticanti dediti però agli
affari, hanno dimostrato di essere disporti a tutto pur di raggiungere
e mantenere il potere. Gli esempi non mancano di certo, riguardano
numerose realtà comunali della provincia, e gli equilibri
esistenti in diverse regioni italiane, dove i rappresentanti di
CL dispongono di largo credito e di importanti posti al sole.Chiunque
abbia affrontato un’esperienza politica in casa azzurra
conosce perfettamente le divisioni e le problematiche che si devono
di volta in volta affrontare per mantenere gli equilibri, e non
rischiare, com’è successo nella città capoluogo,
di giungere alla crisi o a possibili elezioni anticipate. Colombo,
in virtù dell’esperienza acquisita sul campo e della
sua indiscussa capacità di mediazione, è riuscito
ad affrontare tutti i marosi non perdendo mai il controllo di
una ciurma ambiziosa e indisciplinata. Ora la sua assenza darà
spazio alla contesa e all’esasperazione dei personalismi,
peggiorando i rapporti tra le diverse anime, che convivono per
necessità e poca convinzione nel partito.L’aver assegnato
il ruolo di commissario della federazione a Giulio Boscagli dimostra
la forza dei ciellini che regnano incontrastati sia al Pirellone,
sia nei palazzi lacustri della politica lecchese.L’ex sindaco
di Lecco, ora consigliere regionale, aldilà delle indubbie
capacità e della fedeltà dimostrate alla sua parte
politica e a Formigoni, rappresenta un ritorno al passato, e l’esasperazione
di divisioni mai sopite, che partono da Lecco e si diffondono
in tutta la provincia. Bruno Colombo, divenuto coordinatore nazionale
dei Circoli di Michela Brambilla, controlla dall’esterno
ancora una larga parte dei dirigenti e degli iscritti, e non rinuncerà
di certo all’influenza che ha esercitato finora, che ha
consentito di trasformare un’accolita di dilettanti in un
gruppo dirigente capace di confrontarsi con gli altri, vincendo
le elezioni e governando.Per quanto mi riguarda ho sempre avuto
un rapporto sofferto con il valsassinese, abituato a decidere
in maniera autoritaria, fregandosene spesso degli altri, improntato
però al rispetto, e non nego, nemmeno in questa occasione,
il peso che potrà avere in futuro la sua assenza da un
partito ancora sostanzialmente di plastica, privo di un numero
adeguato di iscritti, e in cerca di identità. A Merate,
la seconda città per importanza della provincia, per celebrare
la vittoria ciellina e per mancanza di altre possibilità
si è rispolverato Dario Perego, un personaggio capace,
ma ancora troppo discusso, che sarebbe stato meglio lasciare ancora
un po’ in panchina, e di fronte ad una scelta così
forzata è lecito domandarsene il motivo: non esisteva una
possibile alternativa, oppure si voleva affermare, ancora una
volta, lo strapotere di una parte (quella ciellina) a svantaggio
dell’altra (laica)? Se non vi erano altri uomini all’altezza
disponibili ci sarebbe veramente da preoccuparsi, e non poco,
soprattutto tra coloro che ancora si dedicano all’attività
politica, o semplicemente esprimono la loro condivisione votando
il partito azzurro, in quanto si dovrebbe prendere atto del mancato
raggiungimento del primario obiettivo, ossia il radicamento nel
territorio e l’attrazione di uomini validi espressione della
società civile. In caso contrario avrebbe prevalso una
sorta di grave miopia, in grado di peggiorare la situazione, isolando
il movimento dalla gente, fomentando le divisioni tra gli scarsi,
ma ambiziosi, attivisti, e proponendosi in modo sbagliato all’opinione
pubblica, ancora alle prese con le scelte discusse e discutibili
adottate dall’ex sindaco. Qualche dirigente, e in particolare
Giuseppe Munaò, che ha ricoperto numerosi incarichi di
rilievo nell’area meratese, ha pubblicamente dichiarato
che è giunto il momento di contarsi, ossia, di celebrare
i congressi di sezione e infine quello provinciale, per verificare
lo stato di salute e di forza all’interno del partito, e,
come si è sempre fatto, accertare il peso specifico delle
rispettive correnti, per scegliere così la nuova nomenclatura,
come spesso accade in ogni sistema democratico. Gli equilibri
attuali propenderebbero per l’importanza degli incarichi
ricoperti a favore dei rappresentanti di CL, che occupano le poltrone
più ambite, e visibili, ma, secondo le previsioni, i numeri
potrebbero propendere a favore della componente laica e liberale:
se così fosse si aprirebbe una serrata guerra di successione,
senza però intravedere all’orizzonte un personaggio
di adeguata caratura in grado di sostituire il dimissionario Colombo.
La chiarezza all’interno di Forza Italia dovrebbe consentire
di migliorare i rapporti anche con gli altri partiti della coalizione,
alle prese con la crisi strisciante e ancora irrisolta della giunta
lecchese.
Dario Meschi
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