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Shongoti Onlus

Novembre 2007
di Pierluigi Cogliati

Il Commercio Equo e Solidale è un eccellente mezzo per informare e sensibilizzare i cittadini al problema degli squilibri economici e ambientali, ma anche e soprattutto per permettere loro di agire concretamente. Le Pubbliche Amministrazioni giocano un ruolo fondamentale nell’azione di sensibilizzazione delle imprese e dei cittadini a favore di modelli di produzione e consumo equi e sostenibili.
Nasce da qui la campagna “Città Equosolidali”, che si rivolge ai cittadini e alle istituzioni (Comuni, Province, Regioni) per orientare le comunità locali verso gli acquisti di prodotti equosolidali.
La campagna propone alle collettività di sensibilizzare i dipendenti pubblici e gli abitanti al Commercio Equo e Solidale, attraverso azioni e iniziative concrete. Con la campagna Città Equosolidali impegno sociale e ambientale si sostengono a vicenda.
Il Commercio Equo e Solidale è una particolare forma di partnership commerciale, basata sul dialogo, la trasparenza ed il rispetto, che cerca di garantire una maggiore equità del commercio internazionale, ritenuto un importante motore dello sviluppo.
In particolare, il commercio equosolidale riconosce ai produttori ed ai lavoratori, messi ai margini dal mercato convenzionale, migliori condizioni di scambio permettendo loro di passare da una posizione di vulnerabilità alla sicurezza ed alla autosufficienza economica. Vengono così garantiti ai produttori il rispetto dei diritti, un margine da investire in progetti sociali e di autosviluppo e la partecipazione attiva alla gestione delle proprie organizzazioni.
Complessivamente beneficiano del Commercio Equo e Solidale quasi un milione di famiglie di lavoratori in 45 paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina.
Sono organizzazioni prevalentemente cooperativistiche, che si impegnano ad una gestione collettiva e democratica della loro struttura e ad impiegare parte dei ricavi in progetti di sviluppo sociale per le comunità e il territorio.
Spesso il margine di guadagno equosolidale consente loro di rendere più agevoli le vie di comunicazione, di accedere all’acqua potabile e all’energia elettrica, di costruire scuole ed ambulatori medici. Nelle produzioni in cui non è possibile la gestione cooperativistica l’inserimento di aziende nel circuito del Commercio Equo e Solidale è subordinato alla costituzione di un fondo per i lavoratori, del rispetto dei diritti sindacali, della corresponsione di un salario adeguato.
In merito alla tutela ambientale, il commercio equosolidale garantisce che i prodotti certificati rispondano a specifici requisiti ambientali.
Gli standards ambientali servono per definire dei precisi requisiti per le varie colture.
Sono previsti dei requisiti minimi inderogabili e dei requisiti progressivi che incoraggiano i produttori ad obiettivi di miglioramento in modo che la tutela dell’ambiente diventi parte integrante di tutta l’attività agricola. Le finalità sono quelle di preservare i corsi d’acqua, le foreste vergini, gli ecosistemi di rilevante valore, i terreni dal fenomeno dell’erosione e migliorare gli ecosistemi.
Il Commercio equo e solidale richiede inoltre alle organizzazioni dei produttori di migliorare l’agricoltura attraverso la progressiva sostituzione dei prodotti chimici con quelli organici, dall’altro spinge i produttori a dotarsi di una certificazione ambientale. Tuttora sono già numerosi i prodotti del commercio equo e solidale provenienti da agricoltura biologica: caffè, cioccolato, the, banane, ecc.
Globalizzazione, sviluppo sostenibile e tutela dei diritti umani: le grandi tematiche internazionali non chiamano all’appello solo i Governi o le Istituzioni sovranazionali. Le Comunità Locali di tutto il Mondo possono dare un grandissimo contributo per una globalizzazione giusta e per uno sviluppo sostenibile.
Nel 1992, durante il Summit della Terra a Rio, gli Stati si impegnano nell’Agenda 21, programma d’azione per il XXI secolo a favore dello sviluppo sostenibile, e sottolineano il ruolo essenziale che le comunità locali devono svolgere
-1994: ad Aalborg, si tiene la I Conferenza Europea sulle Città Sostenibili. La Carta di Aalborg , costituisce il primo passo per l’attuazione dell’Agenda 21 a livello europeo. La sua sottoscrizione comporta un preciso impegno politico alla realizzazione di un processo di azione locale per la sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
-1999: le amministrazioni pubbliche, riunite a Ferrara, danno vita al Coordinamento Agende 21 con il compito di promuoverne i processi in Italia
-2000: il Vertice dei Capi di Stato e di Governo, promosso dall’ONU, definisce i cosiddetti “Obiettivi del Millennio”, 8 grandi obiettivi per l’umanità, da conseguire entro il 2015, tra cui la drastica diminuzione della fame, la sostenibilità dell’ambiente e lo sviluppo globale per tutti.
-2002: durante il Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile a Johannesburg, molti Stati si impegnano a promuovere lo sviluppo sostenibile e particolarmente gli acquisti pubblici etici.
L’impegno delle comunità locali a favore del commercio equo rappresenta un contributo allo sviluppo sostenibile e all’applicazione di Agenda 21. Si sottolinea il ruolo fondamentale delle Pubbliche Amministrazioni nell’azione di sensibilizzazione delle imprese e dei cittadini a favore di modelli di produzione e consumo sostenibili.
-2003: la Camera dei Deputati ed il Senato della Repubblica approvano all’ unanimità una Mozione che impegna il Governo e le Istituzioni a promuovere il Commercio Equo e Solidale, come “originale forma di lotta alla povertà fondata sul commercio”.
-2004: i governi locali europei si riuniscono nella “Conferenza Aalborg+10 – Ispirare il Futuro” a dieci anni dalla I Conferenza Europea sulle Città Sostenibili e si impegnano a migliorare la qualità della vita locale senza minacciare quella delle persone in altre parti del mondo e delle future generazioni. In particolare a “…promuovere attivamente una produzione e un consumo sostenibili, con particolare riferimento a prodotti eco-certificati e del commercio equo e solidale ”.
La campagna è promossa da TransFair Italia, Coordinamento Agende 21 Locali Italiane, Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani ed Agices .

I criteri minimi per diventare Città equa sono:
1. approvazione della mozione di sostegno al commercio equo e solidale
2. rispetto di due dei quattro criteri già condivisi ovvero
a) inserire nei propri consumi i prodotti del Commercio Equo e Solidale (ad esempio, utilizzo di caffè e bevande equosolidali nei distributori automatici, di zucchero equo, ecc.);
b) introdurre i prodotti equosolidali nelle mense scolastiche, del personale e in altri luoghi della ristorazione collettiva gestiti dall’ente locale;
c) realizzare iniziative formative nella realtà in cui i prodotti vengono inseriti (in particolare nelle scuole);
d) sensibilizzare il personale e i cittadini valorizzando le organizzazioni di Commercio Equo e Solidale operanti sul territorio.

Specificatamente si richiede il rispetto di uno dei primi due criteri, prettamente commerciali e rispetto di uno degli ultimi due, di sostegno e promozione del Commercio equo.

Segreteria organizzativa Campagna Città Equosolidali:
Fairtrade TransFair Italia - Passaggio De Gasperi 3 – 35131 Padova
Tel: 049 8750823 - Fax: 049 8750910 – www.cittaequosolidali.it
Email: info@transfair.it web site: www.transfair.it

Shongoti Onlus
Via Mazzini 40
22036 Erba
telef. 031641916
info@shongoti.it
www.shongoti.it

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Pierluigi Cogliati

 
 
 
       

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