
Il pozzo di Talete a cura di Lorenzo Buttini
Novembre 2008
LE PRIORITA’DEL
MEDICO
Al prof. Bonadonna deve andare il nostro incondizionato apprezzamento
per l’invito rivolto a tutti i responsabili di farsi carico
di creare una generazione di medici che abbiano l’obiettivo
di non considerare la salute del malato un’opportunità
per fare affari ma di guardare l’ammalato nella sua dimensione
di persona sofferente che al medico si rivolge non per essere
considerato il prodotto di una catena di montaggio ma per trovare
sollievo all’angoscia che la malattia porta con sè.
In altre parole l’esercente una professione sanitaria dovrebbe
entrare nel vissuto dei pazienti, farsi carico delle loro sofferenze
ed alleviarle. Il prof. Bonadonna ha giustamente evidenziato che
gli indiscutibili progressi della medicina non hanno realizzato
passi avanti nella comprensione dell’ammalato ed una immedesimazione
nel suo dolore, ma hanno finito con lo scegliere il trattamento
sanitario sul presupposto di ciò che più conveniva
dal punto di vista economico e non di ciò che in via prioritaria
poteva portare alla guarigione del malato.
Il Codice Deontologico del medico prevede che lo stesso nel rapporto
con il paziente deve improntare la propria attività professionale
al rispetto dei diritti fondamentali della persona, previsione
che realizza, in sostanza, una situazione di equilibrio che comprende
non solo i necessari elementi di conoscenza tecnica e professionale
ma anche il riconoscimento di intangibili diritti quali quello
di libertà, di conoscenza e di scelta del paziente nei
confronti della propria salute e più in generale della
propria vita. Ed allora sarebbe sempre auspicabile che qualsivoglia
sanitario abbia nei confronti della persona che si affida “alle
sue mani” un gesto di responsabilità che lo porti
a considerare la convenienza di una terapia rispetto ad un’altra,
certamente valutando le sofferenze che si possono provocare, gli
effetti collaterali di un farmaco oppure l’impatto psicologico
generato dal dolore della malattia e la speranza di guarigione.
Il dr. Ignazio Marino, senatore della Repubblica, ebbe a dire
che è inaccettabile, oltre che scoraggiante, avere il sospetto
che il medico che ci ha in cura abbia come sua priorità
non il nostro bene ma il denaro o che ricopre una posizione di
prestigio non per meriti ma per amicizie o appoggi politici. Lo
stesso,che in un suo saggio “Credere e curare” ha
parlato della professione medica e dell’influenza che ha
su di essa la fede intesa non solo come “credo religioso”
ma soprattutto come passione, solidarietà ed empatia verso
gli altri, facendo riferimento all’episodio avvenuto nell’ospedale
siciliano “Maddalena Raimondi” di San Cataldo(PA),
ove medici e personale infermieristico utilizzavano camici sponsorizzati
da due banche cittadine, ebbe a dire che la moderna medicina deve
portare i medici a rifiutare un meccanismo che può divenire
un terreno scivoloso, perché i medici devono essere premiati
solo in base agli obiettivi raggiunti.
Il dr. Marino è il promotore di un disegno di legge di
riforma del sistema di nomina dei Direttori Generali delle ASL
e dei Primari che prevede per i primi una selezione non più
da parte delle politica ma da un costituendo Albo Nazionale Professionale
in base alle competenze e alle capacità con un sistema
di controlli e verifiche dei risultati conseguiti e per i Primari
una selezione non più attuata dai Direttori Generali, bensì
sulla base di un concorso per titoli e per esami pubblicati su
Internet e valutati da una commissione di esperti di altre Regioni.
Il criterio di fondo di questa riforma è il c.d. “peer
review”, cioè la valutazione di specialisti “terzi”
come avviene nei paesi più avanzati. Tale criterio eviterebbe
sospetti come nel caso dell’Ospedale San Giovanni di Roma
ove il Direttore Generale ha assegnato il reparto di urologia
al proprio figlio.
Occorrono allora regole trasparenti e non aggirabili: una formazione
specifica, una competenza documentabile ed un processo di selezione
pubblico.
Per l’ottimale funzionamento delle strutture una condizione
imprescindibile è quella dei controlli e delle verifiche:
è intollerabile che solo una percentuale risibile di cartelle
cliniche vengano controllate (il 2,5%); occorre superare l’idea
che le verifiche siano una sorta di valutazione ovvero delle pagelle
punitive perché se si vuole modernizzare tutto il sistema,
i cardini di questa modernizzazione non possono che essere meritocrazia
e professionalità e soprattutto una valutazione che veda
non la quantità degli interventi ma la qualità delle
cure prestate da misurare con semplici indicatori quali: tasso
di sopravvivenza dei pazienti, complicanze post-operatorie, incidenza
e tipo delle infezioni, adeguatezza delle terapie rispetto alla
diagnosi, ecc. .
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