Un
Racconto: “Il Compleanno”
Ottobre 2005
di Anna Mottola
Si avvicina il diaciassette marzo, giorno
del suo sessantesimo compleanno e la signora Belletti è
un po’ emozionata; non dovrebbe, infatti da mesi va ripetendo
a tutti che non desidera nè regali, nè festeggiamenti
e che le farebbe piacere fosse un giorno qualunque. Da tempo non
le interessano più come una volta le ricorrenze, anche
perchè si sente stanca e sa che festeggiare in casa sua
significa sgobbare. Come molte altre signore si dedica alle necessità
familiari, diventate negli anni sempre più pressanti. Così,
dopo una vita di lavoro dentro e fuori casa, anche ora da pensionata,
non ha un minuto libero. Unica risorsa la lettura di libri e del
quotidiano, che intensifica il mercoledì, a metà
settimana cioè a metà stanchezza e noia. Sedici
marzo, mercoledì, a fine giornata legge sul quotidiano
che verrà eseguita la Passione secondo Giovanni di Bach,
nella chiesa di San Simpliciano, la sera successiva, alle diciannove
e trenta. Peccato, orario impossibile. Tutti tornano a casa stanchi
e affamati, tutti chiedono qualcosa, tutti telefonano, tutti a
quell'ora ... Lassemela andà. La mattina la signora Belletti
medita la rivoluzione. Andrà al concerto. Lascerà
tutto pronto in tavola con un biglietto di spiegazione, uscirà
in tempo per ascoltare la Passione secondo San Giovanni che non
conosce, a differenza di quella più famosa, quella secondo
San Matteo. Il tramonto limpido, il rosa delle magnolie caduche
e il giallo delle forsizie la accolgono in Piazzale Susa alla
fermata della 61. Qui, nell'attesa, due chiacchiere con un ragazzo
bruno di Bosisio, dallo sguardo serio - Mi sa dire dove scendere
per San Simpliciano? - O bella, ma andiamo insieme - Grazie, però
prima del concerto devo trovare un bar dove mangiare un panino
-
La 61 arriva e riparte veloce.
L'abside di San Marco si inchioda solenne contro un lembo di cielo
- Fra due fermate scendiamo - Ma l'autobus procede lento nella
palude di Via Pontaccio, trafficatissima.
- Spero che il concerto cominci in ritardo, se no addio al panino!
- Ce la farà -
Finalmente scendono - Corra, corra - Grazie, buonasera -
La signora Belletti entra nella chiesa, il colore del mattone
lombardo, gli spazi perfetti e l'atmosfera dell'evento musicale
accentuano lo stato di grazia che l'accompagna dalla mattina.
I coristi, poi gli orchestarli, i solisti, infine il direttore
fanno ingresso nella navata sinistra uscendo dalla sagrestia;
molti sono giovani e gli abiti neri non riescono a smorzare il
loro incedere giocoso. La chiesa è ormai piena e la signora
pensa quando da ragazza, iscritta alla Società del Quartetto,
al martedì sera lei e i suoi cotanei si incontravano al
Conservatorio, contenti di ascoltare e di commentare. Osserva
la moltitudine sconosciuta di appassionati, giovani, stranieri;
ne segue le parole come una turista curiosa.
- Chissà quel ragazzo di Bosisio se ce l'avrà fatta
-
Eccolo: viene a sedersi in uno degli ultimi posti rimasti. Proprio
di fianco a lei.
Silenzio. Poi Bach racconta una musica imprevista, quella di un
dramma intimo, lontano dalle invettive e dai toni solenni. Un
intervallo veloce, di tempo di offrire una caramella e di scambiare
le impressioni con il ragazzo di Como e la musica riprende con
una scrittura proiettata verso il futuro e conclude alle parole
dell'Evangelista "Ora, nel luogo dove era stato crocifisso,
vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo ..."
La motitudine sconosciuta veste panni antichi, i pilastri sono
ulivi centenari, la concava geometria dell'abside una brulla montagna.
Anna Mottola
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