
Il C.E.D.A.L. e la “Ricerca”
... sul Lago di Pusiano
di Lauretta Carpani, CEDAL di Pusiano
Ottobre 2007
Del lago di Pusiano sanno ormai quasi tutti;
residenti intorno alle sue rive, visitatori occasionali ed in
modo particolare scolaresche che da qualche anno scorrazzano per
l’Eupili, e questo grazie principalmente all’impegno
del C.E.D.A.L. Occorre ora risalire alle origini glaciali, alla
sua formazione dopo il distacco dall’Alserio a causa dell’accumulo
di sedimenti portati dal Lambro.
Sono proprio questi depositi naturali, argillosi e limosi, composti
da sabbia, ghiaietta e ghiaia ad offrire lo spunto per una ricerca
dei “Fondali del Pusiano” per una tesi di laurea,
fondali che hanno destato nei secoli particolare interesse, ed
ai quali è stata fatta grande attenzione, proprio per lo
“sfruttamento”.
Non per nulla alcune cartine risalenti al ‘500 segnalavano
“La Geretta”, una località a nord-ovest del
bacino, richiamando con lessico dialettale “piccola gera”
lo strato presente che si spingeva nelle acque, a quel tempo,
per un centinaio di metri.
Alcune mappe, due delle quali risalenti alla fine del XVIII sec.,
indicavano con “Sabina” la lunga costa a sud che dalla
Comarcia, fascia di canneto ricca di preziosissima sabbia fine,
scivolava nel territorio di Bosisio. “Perchè non
citare il carteggio del 1360 riguardante La Gera, località
a nord, dove il territorio di Eupilio scivola nelle acque, luogo
che offriva ghiaia di primissima qualità, prelevata dai
fondali, setacciata, messa in grossi cassoni di legno, caricata
su carri trainati da buoi inviati a Milano? Se la fascia di fanghilia
a nord-est dell’Isola dei Cipressi è visibilissima,
anche a occhio nudo, nelle giornate metereologicamente ottimali,
diventa quasi impossibile, causa l’entrofizzazione delle
acque, scrutare sul fondo della maggior parte del bacino.”
riferisce il Prof. Carlo Sciller, geologo varesino che si è
rivolto al C.E.D.A.L. per avere materiale informativo e permettere
a due studenti universitari, Rinaldo Panza e Angelo Colombo, peraltro
bravi subacquei, di meglio documentarsi per una tesi reltiva proprio
ai fondali dei piccoli laghi briantei.Occorre ricordare che l’abnorme
sviluppo di alghe fitoplanctoniche ha creato una vera e propria
zolla, così compatta da impedire che in alcune zone si
possa affondare un bastone. In generale, data una certa resistenza,
si può scendere fino a 2-3 metri di strato limaccioso.
“Ci sono però punti” conferma Rinaldo Panza,
“dove la sedimentazione del vegetale acquale, dopo e centinaia
e centinaia di anni, grazie ad una specie di impasto con depositi
callosi, spostati per la presenza di correnti interne, ha dato
origine ad una «zolla di fondale».” Lo riferisce
inoltre il Dott. Walter Zonin, geologo trentino, contattato da
Paolo Ratti, cesanese, componente del direttivo C.E.D.A.L., che
da oltre cinquant’anni queste dure “predelle”
si sono sempre più inspessite, indurite e alzate; sono
loro che impediscono alle acque del piccolo bacino intermorenico
di perdersi per infiltrazioni nelle ghiaie sottostanti. Per quanto
riguarda le esplorazioni dirette del fondale, numerosissime sono
state nel secolo scorso. Nel 1937 una perlustrazione viene commissionata
da un privato ad un subacqueo, e dopo mesi di immersioni ne emergeva
che in più punti le acque risultavano limpidissime, offrendo
quindi ottima visibilità. E’ invece del 1972 un’immersione
effettuata da alcuni sub che prelevano composizioni di roccia
calcarea, libere sul fondale a 4 metri di profondità. “Grazie
ad un gruppo di appassionati studiosi dei venti, sappiamo che
sul Pusiano, durante la bella stagione, soffiano venti in ordine
decrescente: sud-ovest ovest, sud sud-est.” riferisce ancora
lo Sciller. Le correnti in acqua e le masse d’aria in movimento
hanno riempito piccolissime gole, anfratti, piccole fessure sparse
quà e là nelle zone più profonde del limo
e del più fine materiale disaggregato dalla costante millenaria
azione delle acque. Ma non è tutto. Le riprese amatoriali
di un gruppo di svizzeri hanno evidenziato quali e quanti rifiuti
siano presenti in acqua. Se il materiale pesante e di grosse dimensioni,
metallico, completamente arrugginito, è dove si suppone
sia stato gettato, lo stesso non può dirsi dei piccoli
rifiuti, spostati dalle correnti in parecchi punti di accumulo.
“Il gruppo” riferisce Lauretta Carpani, responsabile
dell’Associazione, “è disposto ad offrire al
pubblico la visione del filmato, se il direttivo vedrà
in esso una più approfondita didattica del lago.”
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