Per
il bene della Società
Ottobre 2007
di Ennio Bianchi
Che cosa dice – potrebbe dire, se
ascoltata – ai nostri uomini politici la 45ma Settimana
Sociale dei Cattolici celebrata dal 18 al 21 ottobre a Pistoia
e Pisa? La domanda sorge dal tema svolto: quel “bene comune”
che è – dovrebbe essere – la finalità
stessa dell’agire politico. Un argomento trattato secondo
categorie di una sana laicità (anche se – naturalmente
– ispirata ai valori della Dottrina Sociale della Chiesa)
e quindi condivisibile anche da coloro che non sono credenti,
ma hanno sinceramente a cuore il benessere della società.
Costruire il “bene comune” significa – ed è
stato ribadito più volte nel corso della Settimana - creare
le condizioni economiche, culturali, etiche, formative che rendano
possibile una convivenza collettiva in cui tutti e ciascuno trovino
le opportunità per una vita personale, familiare, sociale
degna della persona umana. Con particolare attenzione alle fasce
più deboli e con l’obiettivo di richiamare tutti
alla responsabilità di partecipare alla realizzazione del
“bene comune”, reclamando certo l’attuazione
dei propri diritti, ma anche esercitando i propri doveri. La rigorosa
e a volte impietosa analisi della società italiana –
fatta non per il gusto della demolizione, ma per un quadro realistico
in vista del bene del Paese – ha messo in evidenza problemi
e questioni di vitale importanza per il presente e per il futuro
che dischiudono. Sona aspetti che richiamano – per la loro
soluzione – valori umani e sociali che non possono essere
disattesi: la qualità della vita (con le domande che pone
la bioetica), la situazione della famiglia, la precarietà
del lavoro, la disoccupazione soprattutto dei giovani, le difficoltà
degli anziani,la corruzione a vari livelli, la ricerca della giustizia
e della pace, la sicurezza del territorio, l’incontro e
il dialogo con le culture e le religioni, la globalizzazione nei
suoi aspetti positivi e negativi, la natura dell’autentica
democrazia.Come si può vedere anche solo dall’elencazione
delle questioni, siamo al cuore stesso del perché dell’agire
politico, che si realizza in quanto tale soltanto se persegue
questo bene sociale, altrimenti diventa terreno ed occasione per
individualismi, settarismi, corporativismi. Coordinare i molteplici
settori della vita civile non è facile per l’uomo
politico: si richiede una visione del territorio che sappia coglierne
gli aspetti concreti e le potenzialità, l’individuazione
dei bisogni e delle strade per uscirne, l’attenzione alle
richieste della popolazione, la capacità di coinvolgimento
e di condivisione, la consapevolezza che soltanto la solidarietà
e la sussidiarietà potranno “abbracciare” tutti
i cittadini. “Bene comune”, “solidarietà”
(cooperazione reciproca sociale), “sussidiarietà”
(collaborazione tra lo Stato e i “corpi intermedi”:
associazioni, gruppi, ecc.) sono le parole – chiave che
la Settimana ha fatto risuonare continuamente, per delineare una
società realmente a misura della “persona umana”,
il centro propulsore e l’obiettivo finale dell’intera
Dottrina Sociale della Chiesa: una “città dell’uomo”
difficile da costruire, ma non impossibile se vi è l’apporto
di tutti e – in primo luogo – dei responsabili diretti
della politica. Indifferibile è la crescita culturale e
morale dell’Italia e i cattolici intendono contribuire,
senza dogmatismi e preclusioni, ovviamente entro i “confini”
di un’etica sociale che escluda ogni attentato alla dignità
umana e trascendente della persona. E alle comunità ecclesiali
la Settimana dice il grave dovere di fare conoscere la Dottrina
Sociale della Chiesa (troppo spesso ignorata o non considerata
– come invece è – parte integrante dell’evangelizzazione),
di educare al sociale (il pericolo dell’intimismo è
sempre in agguato), di condividere ed alimentare iniziative per
progettualità rivolte al bene del territorio, di fare proposte
concrete ispirate alla solidarietà (che in termini evangelici
si dice “carità”). Senza chiusure immotivate
e aprioristiche, senza “clericalismi” anacronistici
e controproducenti, ma con un apporto lungimirante che apra alla
“speranza del futuro”. La nostra società ne
ha urgente bisogno. |