
di Antonio Isacco
Ottobre 2008
TURISMO E
CRONACA NERA
Per il turista, o per l’italiano viaggiatore e curioso,
si allargano i possibili itinerari. Sta bene Capri, la grotta
Azzurra, i Faraglioni, le gondole e il Colosseo, ma chi cerca
emozioni a buon mercato, ed è appassionato della cronaca,
meglio se nera, si aprono affascinanti prospettive.
Se è sempre vero che nel bene non c’è romanzo,
noi abbiamo da offrire trame avvincenti, con scenari che variano:
dall’autostrada che passa da Capaci (giudice Falcone, consorte
e la scorta), alla roccia da cui si lanciò (?) la contessa
Francesca Agusta: sono anche ammesse le fotografie.
L’hanno già battezzata “la scogliera dell’orrore”,
pensando a quel gesto disperato: ma anche la storia della signora
che esordisce con un uomo di successo e di miliardi, poi incontra
un volenteroso compagno genovese, sensibile agli affetti e ai
testamenti, poi trova l’ultimo rifugio in un bruno cameriere
messicano, dimostra che non è vero che la vita non è
un valzer: è anche un tango. Qualche passo avanti e indietro.
Siamo un popolo sentimentale, ma che ha anche il senso dell’organizzazione:
è in Sicilia che si potrebbe percorrere con guida il “Mafia
tour” e se si ha un po’ di fortuna, ci può
scappare anche il defunto morto di lupara. La Sicilia, che ha
dato agli italiani la lingua e la filosofia, Pirandello, Sciascia,
Brancati, Vittorini, che ha la Valle dei Templi e la casa natale
di Bellini, se vogliamo andare nel malvagio, o nello scellerato,
ha da offrire un notevole repertorio di casi e di occasioni.
Spesso la sciagura si trasforma in spettacolo: e c’erano
gaie famigliole in gita a vedere dove era caduto il vagoncino
della funivia del Cernis.
Nell’isola non mancano invece i richiami della storia: già
a Calatafimi, prima dello scontro tra i garibaldini e i soldati
borbonici, si affittavano sedie per seguire comodamente la battaglia.
Ma questo interesse per la sciagura non fa parte della malsana
curiosità di qualche nostro compatriota. A Parigi, c’è
spesso una colonna di visitatori che cerca la “colonna numero
13”, che rispetta certe pessimistiche interpretazioni, dove
andò a sbattere la macchina troppo veloce sulla quale viaggiava
Lady D, ovvero Diana, moglie di Carlo, futuro re d’Inghilterra,
e c’è chi depone messaggi o candele, fasci di rose
gialle, ma anche gigli e orchidee. Pochi i connazionali, mentre
affluiscono tanti giapponesi.
Dodi, poveraccio, è invece dimenticato dai pellegrini:
che acquistono libri illustrati sulla triste favola, fotografie
ufficiali e “poster”, portachiavi e accendini, con
il volto sorridente e la corona regale sui biondi capelli di Diana,
ormai quasi elevata al ruolo di santa. Questa, dicono, è
la civiltà dell’immagine: resta poco spazio per le
idee e i sentimenti.
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