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DESTRA-SINISTRA:
VERSO LA FINE DI UNA DIVISIONE?

Settembre 2005
di Luigino Rigamonti

Si è soliti far risalire la comparsa delle nozioni di destra e di sinistra al 28 agosto 1789, data in cui gli Stati Generali intavolarono a Versailles un dibattito sul diritto di veto del re. I partigiani di questo diritto di veto vennero a posizionarsi alla destra del presidente dell'esecutivo, mentre i loro avversari si installarono alla sua sinistra. Si trattava dunque, in origine, di una distinzione puramente topografica.

Ci domandiamo: l'asse sinistra-destra è oggi pertinente per analizzare la vita politica o questa divisione sta scomparendo?

1) In tutti i sondaggi si dimostra che la divisione sinistra-destra appare sempre più sprovvista di significato, o quantomeno appare dal contenuto impreciso.
Una delle cause principali di questa evoluzione dipende dal riposizionamento al centro dei programmi dei partiti politici: oggi il dibattito finisce sempre più col riguardare non tanto le finalità della vita sociale, quanto i mezzi migliori per raggiungere degli obiettivi sociali che quasi non si mettono più in discussione. I programmi dei partiti si distinguono quindi in misura sempre minore, il che spiega la personalizzazione sempre più accentuata dei confronti elettorali: gli uomini politici sono come delle marche pubblicitarie.
Consegue la crisi della rappresentanza: l'elettore non percepisce le differenze tra i partiti che si disputano il potere, si disinteressa del gioco politico.
Un'altra conseguenza del riposizionamento al centro dei partiti politici è il notevole aumento della volatilità elettorale: … questa volta provo a votare così, ... poi valuterò
Da anni poi vediamo che non è più tanto la politica, quanto lo sviluppo delle tecnologie che porta le principali trasformazioni sociali: la contraccezione, l'automobile, la televisione, la rete Internet, domani le biotecnologie, per non citare che qualche esempio. Attenzione però: così la tecnologia sconfigge politica e democrazia!
2) I principali dibattiti che, nel corso di due secoli, avevano mantenuto la distinzione destra-sinistra, sono oggi essenzialmente terminati.
Il primo, con la Rivoluzione francese del 1789: repubblica o monarchia? Il secondo dibattito, al termine dell'800: concezione "clericale" o laica dell' ordine sociale? L'ultimo dibattito: la lotta di classe fra la borghesia e il proletariato.
Sul piano politico, a partire dal 1920, essere di sinistra non significa più solamente essere repubblicano né essere laico, vuol dire essere socialista o comunista. Divisa fra riformisti e rivoluzionari, la sinistra si identifica allora con la pianificazione e con il controllo dell'economia da parte dello Stato: per assicurare l'emancipazione collettiva, le istituzioni economiche e sociali realizzano una struttura basata sulla collettivizzazione dei mezzi di produzione. Questo progetto statale e produttivo è crollato con la scomparsa del modello sovietico e pian piano la sinistra ha aderito in maggioranza all'economia di mercato, se non proprio alla logica del capitale, accantonando il concetto di Stato-Provvidenza. Ancora verso la metà degli anni Sessanta, più si era cattolici, più si votava a destra, più si era operai, più si votava a sinistra. Oggi non è più vero, data la progressione del voto di sinistra degli strati medi. Quanto al voto cattolico, esso si distribuisce omogeneamente ormai in tutti i settori dell'opinione pubblica.
Uno dopo l'altro, i criteri che si supponeva fossero costitutivi della divisione sinistra-destra tendono a cancellarsi. E' più conservatrice la destra o la sinistra? Sicuramente non solo a sinistra si parla di uguaglianza, non solo a destra si parla di libertà.
3) Di fatto la divisione sinistra-destra non permette più di comprendere, di analizzare, né soprattutto di prevedere le prese di posizione suscitate dagli avvenimenti ai quali assistiamo. Che si tratti della Guerra del Golfo o dell'intervento della NATO in Kosovo, della riunificazione della Germania e delle sue conseguenze, dei negoziati in seno all'O.M.C., delle controversie a proposito delle identità culturali e del multiculturalismo, del centralismo e del federalismo, della parte di autonomia regionale, della globalizzazione, delle biotecnologie, ecc., tutti i grandi dibattiti che hanno avuto luogo in questi ultimi anni hanno prodotto delle distinzioni che non possono essere ridotte alle divisioni tradizionali. Le linee di frattura sono oramai trasversali: passano all'interno della destra come all'interno della sinistra. Sapere di qualcuno che è "di destra" o "di sinistra" non permette dunque in nessun modo di sapere ciò che pensa concretamente delle principali questioni con le quali questo inizio del XXI secolo si confronta. La divisione destra-sinistra non è più operativa come griglia di lettura dell'avvenimento. La destra e la sinistra hanno realizzato il loro programma nei suoi aspetti essenziali. La sinistra adorava il progresso, la scienza e la tecnica. La destra liberale ed illuminata esaltava la libertà individuale e la concorrenza economica. La sinistra reclamava il benessere per tutti, e la destra la crescita e il diritto di godere del frutto delle proprie imprese. Non senza sussulti e crisi, lo Stato moderno ha realizzato tutto ciò.
Stiamo assistendo all'inizio di una nuova fase storica e alla creazione di nuove concrezioni ideologiche. Il fatto che il contenuto della divisione sinistra-destra sia cambiato costantemente dimostra che esistono delle posizioni relative e dei sistemi di relazioni, che si compongono e si ricompongono continuamente. In ogni epoca, certe opposizioni scompaiono o perdono della loro importanza, mentre altre, che sembravano secondarie, vengono improvvisamente ad occupare il primo piano.
La crisi attuale della divisione destra-sinistra dimostra che questa divisione ha perso l'essenza di ciò che prima ne costituiva la sua giustificazione. Ci saranno nuove divisioni, poiché la vita politica implica malgrado tutto il mantenimento del pluralismo e della diversità, ma queste nuove divisioni non potranno essere ridotte a quelle che abbiamo conosciuto fino ad ora. Il dibattito fra i fautori del federalismo e quelli dello Stato-nazione, quello che oppone i liberali ai comunitari, per non prendere in considerazione che due esempi, non hanno evidentemente più niente a che vedere con la distinzione sinistra-destra.

 
 
 
       

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