
di Jennifer Isacco
Settembre 2005
Eccomi pronta all'appuntamento mensile con
voi! Spero che i miei consigli del mese scorso abbiano stimolato
la curiosità di alcuni di voi anche se non è certo
stata un'estate torrida e di fresco forse ne abbiamo trovato abbastanza
sia casa che in vacanza...
Questa volta volevo farvi conoscere un atleta, catapultatosi nel
mondo delle celebrità in un baleno. Nel mese di agosto
mi trovavo in raduno con la squadra di bob a Vipiteno e ho avuto
la fortuna di incontrare il giovane che è riuscito a conquistare
l'unica medaglia della squadra italiana, nella gara della 50 km
di marcia, classificandosi al terzo posto ai recenti Campionati
Mondiali di atletica svoltisi a Helsinki dal 6 al 14 agosto. Si
chiama Alex Schwazer, dal cognome avete inteso che si tratta di
un altoatesino, nato a Vipiteno vent'anni fa, che quando non è
via da casa per gli allenamenti vive a Calice, un paesino vicino
a Racines, in provincia di Bolzano. E'
un ragazzone, più di un metro e ottanta di altezza, molto
semplice e senza grilli per la testa che fin da piccolo ha saputo
cosa è il sacrificio, legato al suo paese, alla famiglia
e agli amici.
J.I. Alex, innanzi tutto, come ci si sente a vent'anni ad essere
prima semplice concorrente e poi grande protagonista in una competizione
di alto livello come un Campionato Mondiale?
A.S. E' stato tutto molto emozionante, durante la gara la tensione
e la concentrazione è sempre stata altissima poiché
gli avversari erano tutti validi. Ho sfruttato molto il gruppo
per cercare di sprecare meno energie e tentare la rimonta nella
parte finale della gara. Non pensavo di riuscire ad arrivare così
avanti, anche perché era solo la mia quinta gara su una
distanza così lunga.
J.I. Ma sei riuscito a battere atleti molto forti anche con cosi,
diciamo, poca esperienza!
A.S. Ho sfruttato il crollo del cinese e del norvegese, ma è
stata dura perché avevo una fastidiosa vescica su un piede
che poteva anche condizionarmi in modo molto negativo. Ho provato
anche a recuperare il russo Wojevodin, al secondo posto, ma non
ce l'ho fatta.
J.I. Direi che non ti puoi certo lamentare: medaglia di bronzo
e record italiano (3 ore 41" 54'), niente male no? E dopo
la gara quali sono state le prime emozioni?
A.S. Sinceramente già un'emozione è stata entrare
nello stadio per l'ultimo giro,
poi dopo il traguardo sono stato assalito dai fotografi, l'antidoping,
la premiazione. Solo alle dieci di sera mi sono potuto un attimo
rilassare e rendermi conto dell'impresa.
J.I. E il tuo allenatore cosa ti ha detto? E la Federazione?
A.S. Il mio attuale allenatore Sandro Damilano era naturalmente
molto contento, ma quello che mi ha colpito è stato anche
il grande affetto e la commozione degli altri membri della federazione
e dei miei compagni. È stato molto emozionante. Anche i
miei colleghi della caserma e il comandante dei Carabinieri, visto
che gareggio per il loro gruppo sportivo, mi hanno fatto un sacco
di complimenti.
J.I. E quando sei tornato a casa, al tuo paese?
A.S. Lì è stato fantastico, mi hanno fatto tante
feste, ma la più bella è stata quella che mi hanno
fatto i miei amici.
J.I. Come nasce la tua passione per la marcia?
A.S. Ho cominciato la mia carriera sportiva a 7 anni con l'hockey
su ghiaccio, sport molto praticato nella zona di Vipiteno. Poi
sono passato alla marcia con Hans Ladurner, a Merano, che mi ha
insegnato i fondamenti della tecnica di marcia. A 18 anni ho provato
il ciclismo su strada, ma ero troppo vecchio per la bicicletta
e avevo alcune lacune tecniche. Così sono tornato alla
marcia e da quel momento sono venuti i risultati.
J.I. Di certo hai un grande talento e una grande determinazione.
Dove vuoi arrivare? Quali sono i tuoi obiettivi per la prossima
stagione?
A.S. Ho un buon margine di miglioramento, ma devo lavorare sodo.
L'anno prossimo ci sarà la Coppa del Mondo e i Campionati
Europei a Goteborg, in Svezia. Poi ho in progetto di passare qualche
tempo in Equador ad allenarmi con Jefferson Perez, campione mondiale
dei 20 km di marcia che ho conosciuto proprio ad Helsinki.
J.I. Bene, un'ultima curiosità. Ho letto su un giornale
che hai la casa piena di strudel, come mai?
A.S. Si, ho fatto l'errore di dire ad un giornalista che il mio
dolce preferito è lo strudel, non che non mi piaccia, anzi,
è che più che altro non sapevo bene cosa dire e
ho detto quello, così mi sono arrivati in regalo una quantità
enorme di strudel e i miei famigliari sono veramente stufi di
mangiarli!
J.I. Non resta che augurare tanta fortuna ad Alex e attento a
non fare indigestione di strudel!
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