Il
direttore ...
Settembre 2005
di Giovanni Marcucci
Cari Barlascini, Pennati, Isella e Frigerio,
I quesiti posti dall'articolo a cui vi riferite miravano in realtà
a far rilevare che la pace non è auspicata soltanto da
quanti sembrano arrogarsi il monopolio di un bene comune, ma che
è un bene di incalcolabile valore per tutti.
In relazione alle affermazioni sugli interventi degli Stati Uniti
in Vietnam e in Iraq ci limitiamo a ricordare che se non fossero
intervenuti nella seconda guerra mondiale, quando molti paesi
europei erano già sottoposti al dominio nazista, quel mostro
di Hitler, animato dalla dottrina del nazionalsocialismo basata
anche sull'assurda convinzione della superiorità della
razza germanica, avrebbe continuato a far strage di ebrei ed estendere
il suo malvagio potere.
Per quanto concerne il nostro paese, prima di lanciare fuoco e
fiamme contro gli Stati Uniti sarebbe bene domandarsi chi collaborò
alla realizzazione della democrazia in Italia e cosa sarebbe accaduto
di noi nell'immediato dopoguerra senza il piano Marshall. Elaborato
dagli americani e mirato a promuovere e finanziare un programma
di ricostruzione economica degli stati europei, contribuì
decisamente a rimettere in piedi la nostra penisola dallo stato
disastroso in cui era venuta a trovarsi.
Per il resto del vostro scritto non intendo entrare in merito.
Il discorso diverrebbe troppo lungo. Fra l'altro bisognerebbe
affrontare il problema della mancanza di cultura che mette i kamikaze
in condizione di massacrare gente innocente convinti di essere
attesi nell'Aldilà da decina di donne. Mi limito a far
notare che gli argomenti da voi descritti sono ormai triti, noti
a tutti, e non esaminano a fondo le situazioni prodotte dai regimi
dittatoriali degli Stati dove la democrazia è imposta e
non vissuta. Nei paesi veramente democratici si può protestare
contro tutto e tutti. C'è forse pace, giustizia e libertà
tra i popoli sottomessi? O sono esenti dalla pena di morte?
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