Evviva
la Maestra Bina
Settembre 2007
di Enrico Viganò
Ritornare … a scuola, a 55 anni, per
studiare “I Promessi Sposi”. Non capita spesso che
una scolaresca si ritrovi dopo 45 anni e chieda alla loro maestra
di riprendere ….. gli studi interrotti. L’idea è
venuta ai coscritti del 1952 di Merone. Per ricordare il loro
cinquantacinquesimo compleanno si sono ritrovati per una santa
messa di ringraziamento, celebrata dal loro compagno di classe
don Erminio Brambilla, attuale parroco di Orsenigo e in segno
di riconoscenza hanno donato alla loro maestra, Bina Mauri, “I
Promessi Sposi, poema in vernacolo comasco dal romanzo di Alessandro
Manzoni” di Piero Collina, edito da Famiglia Comasca. La
scelta di regalare i Promessi Sposi in dialetto scaturisce, così
recita la dedica degli ex alunni, dall’amore, dalla smisurata
passione e dalle continue ricerche della maestra Bina per mantenere
in uso ancora il dialetto, una lingua che, purtroppo, anche nell’Erbese
va lentamente scomparendo. “Ai miei alunni – dice
la maestra Bina – ho sempre insegnato i Promessi Sposi”.
Però, in quegli anni non erano permesse le uscite sul territorio.
Ed ecco allora la proposta: perché, maestra, non ci porta
a visitare i luoghi manzoniani? “Sicuramente – dicono
gli ex alunni - la maestra Bina sarebbe stata molto felice se
allora avesse potuto portarci sul posto e fare una lezione dal
vivo. Ma non si poteva. E così noi alunni dei suoi primi
anni di insegnamento abbiamo pensato bene di recuperare quella
lezione “impossibile”. Sapendo che la nostra maestra
anche se in pensione da anni è ancora molto attiva, abbiamo
approfittato per chiederle di rispolverare il lavoro manzoniano
“dal vivo” e di approfondire le prime nozioni imparate
tanti anni prima”. Le “prime nozioni” erano
state trasmesse loro grazie ai cartelloni e le fotocopie, che
la maestra Bina ancora custodisce. Con questi “strumenti
di lavoro” ha accompagnato la sua scolaresca a “quel
ramo del lago di Como…”, a Lecco e ha spiegato i luoghi
manzoniani utilizzando le stesse pagine del romanzo. Partendo
dal Ponte Azzone Visconti, dove passarono i Lanzichenecchi, sono
giunti al Monumento al Manzoni e alla casa del Manzoni al Caleotto;
hanno costeggiato la sponda del lago (dove hanno trovato dei bambini
che estasiati li guardavano e non capivano cosa stessero facendo
quei signori:
vedete, spiegò loro Angelo, quando noi andavamo a scuola
eravamo degli asinelli, e adesso la maestra ci fa le ripetizioni),
per salire poi verso la Cappelletta dei Bravi, la chiesa di don
Abbondio a Olate (qui hanno incontrato don Luigi Vergani, già
parroco di Merone), la casa di Lucia, il Palazzotto di don Rodrigo,
e infine il convento di Pescarenico con la viuzza che porta al
lago, dove il Manzoni scrisse il famoso brano “Addio monti…”.
“Un’esperienza meravigliosa e commuovente –
è il parere unanime degli “scolari” al termine
della “lezione”– soprattutto nel vedere con
quanta passione ed energia la maestra Bina sapeva trasmetterci
il suo immenso e inesauribile bagaglio di conoscenze. Una persona
che ci ha dato una lezione non solo di scuola, ma di vita”.
Enrico Viganò
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