
di Antonio Isacco
Settembre 2007
M’AMA, NON M’AMA …
Cara …,
Credo che a scriverti sia anzitutto il mio disgusto per la donna
che tradisce. Tradire il marito che hai scelto per tutta la vita,
al quale hai detto “ti voglio tanto bene, solo a te e per
sempre” e con il quale hai avuto figli e figlia, per sfogare
le tue becere e credo ninfomane caldane: è una sozzura.
Lo fai con un, allora, amico comune che si è appropriato,
subdolamente, il posto mio anche e soprattutto a letto: è
veramente una cosa sudicia. Non sarà un concetto molto
“alto”: ho sempre assolto, non certo con parsimonia,
a quelli che sono i “doveri coniugali”. Mi hai raccontato,
dopo che io ti ho menzionato il suo nominativo, che una tua “parente”
ti ha, a suo tempo, raccomandato di “voler bene a suo figlio”.
Non intendeva sicuramente di andarci a letto!
Ripeto: tradire il marito fa schifo! Punto. Chi non ci arriva
da sola a capirlo ha qualche problema.
Si può ipotizzare una separazione coniugale per non vergognarsi
di sé. Lui mi fa veramente molta pena:è stato accolto
in casa mia come il migliore degli amici. E’ una vera faccia
di m…! Io so ed ho sempre saputo della vostra infame tresca.
Settimanalmente avevi la meschinità di segnare sul calendario
e con malizia, il giorno e la “quantità” di
sesso che facevi con il tuo “raccomandato”. Io, con
il cuore a pezzi, prendevo nota e se accennavo a questo fatto,
troncavi subito e malamente il discorso adducendo che m’inventavo
tutto. Non insistevo più di tanto, non per vigliaccheria,
ma perché: avevo ed ho una famiglia, dei figli da educare
e soprattutto perché ho voluto e voglio tanto bene a te
e solo a te. Ti sei mai chiesta quanto male mi hai fatto? Forse
un mio perdono – dopo un tuo pentimento - sia atto sufficientemente
dignitoso. Fare del male a me vuol dire rinnegare te stessa. Significa
ferire molto profondamente chi ti sta dichiarando amore. Quell’amore
di cui siamo capaci è solo il frutto di quello che abbiamo
ricevuto? No! E’, il mio, infinitamente di più. Non
ti devi offendere e spero in un tuo ravvedimento. Tuo …
Scusa Antonio se ti disturbo ma sono giunto ad un punto di saturazione
per una situazione, non certo per colpa mia, che prevarica qualsiasi
altra mia azione o pensiero. La lettera di cui sopra l’ho
sottoposta a mia moglie la quale, sempre adducendo che m’invento
tutto, l’ha stracciata e gettata con disprezzo. Non ti meravigliare
del perché mi rivolgo proprio a te. Lo faccio perché
trovo i tuoi scritti su “La Goccia Briantea”, interessanti,
pieni di onesta umanità oltre a rievocare luoghi e situazioni
cari, credo, a tutti coloro della mia generazione. L’argomento
che ti ho sottoposto non è certo dei più facili.
Gradirei un tuo aiuto ed anche dei lettori de’ “La
Goccia Briantea” sul come comportarmi. Scusa ancora e grazie.
Lettera firmata
Che dire? Il caso è davvero molto imbarazzante. Devo congratularmi
con te per il generoso e consapevole comportamento che, credimi,
non è da tutti. Che aiuto ti potrei dare? Mi unisco alla
tua accennata propensione di perdonarla: penso sia la cosa più
saggia! Le “caldane”, come da te definite, in relazione
anche alla generazione a cui appartieni, presto finiranno e tua
moglie, ne sono certo, saprà finalmente apprezzare tutte
le tue virtù e il tuo amore per lei. (Credo di non meritarmi
i tuoi complimenti ma viceversa). Un saluto di cuore!
Casletto di Rogeno, 14 settembre 2007
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