Viaggio
nel cuore dell'Europa e nel cuore dell'Uomo
Settembre 2007
di Roberto Molteni

Nella seconda metà di agosto, per
tradizione la Parrocchia di Rogeno organizza un viaggio alla scoperta
dei luoghi più significativi della fede e della storia.
Quest’anno il Parroco D. Antonio Fazzini ha scelto come
meta i paesi dell’est, da sempre cuore dell’Europa,
da poco tornati a farne parte in seguito all’uscita dall’isolamento
imposto dai regimi comunisti al governo dal dopoguerra. Budapest
conosciuta anche come la Parigi dell’est, ha costituito
il primo impatto con questa nuova realtà; bellissimi i
monumenti, i ponti che attraversano il Danubio, le chiese. Siamo
tutti rimasti stupiti dalla modernità della città:
periferie disseminate di centri commerciali, alcuni addirittura
aperti 24 ore su 24, strade percorse da auto all’ultimo
grido, giovani vestiti alla moda. Ad uno sguardo più attento
però sono rimaste numerose ferite lasciate da decenni di
regime comunista. Esemplare il contrasto tra gli edifici recentemente
restaurati ammirabili nel loro splendore e quelli ancora abbandonati
al grigiore ed al degrado dei tempi passati quando la proprietà
pubblica non incentivava la manutenzione ed il miglioramento degli
edifici. Soprattutto nelle campagne è ancora evidente la
condizione di povertà della popolazione che trae il suo
unico sostentamento dalla coltivazione dei campi.


A Budapest abbiamo conosciuto anche la
figura del Cardinal Mindszenty, Primate d’Ungheria ai tempi
del regime, che, proprio per la sua lotta in difesa della propria
chiesa, ha conosciuto anni di carcere prima e d’esilio poi.
Lasciata l’Ungheria siamo entrati, attraverso la Slovacchia,
in Polonia ed abbiamo visitato la sua capitale religiosa, Cracovia.
Le città dell’est sono tutte stupende e Cracovia
non fa certo eccezione, in particolare con la chiesa di S. Maria
e la sua cattedrale gotica. Ma la particolarità di Cracovia
è che si respira, nonostante la sua morte, la presenza
di una figura che ha cambiato non soltanto i destini della Polonia
ma anche quelli del mondo intero: la figura di Papa Giovanni Paolo
II. Nelle chiese spiccano ancora i suoi ritratti così come
negli edifici religiosi; ma la cosa che ci ha stupiti di più
è come la guida, raccontandoci di quando si affacciava
quotidianamente alla finestra dell’arcivescovado invitato
dai cori della gente, parlasse di lui come di un amico in continuo
dialogo col suo popolo. Far visita alla Madonna Nera di Czestochowa
è un’altra esperienza che lascia il segno, soprattutto
per chi crede. Abbiamo potuto celebrare la S. Messa sotto i suoi
occhi e cogliere la sua presenza attraverso di essi, fino a pervaderci
il cuore. La sosta al santuario della Madonna Nera ci ha anche
messi a contatto con la profonda religiosità del popolo
polacco che decenni di regime comunista non hanno potuto annullare
il modo con cui pregano lascia trasparire la profondità
della loro fede. Entrare nei campi di sterminio di Auschwiz e
Birkenau significa venire a contatto con la pazzia dell’uomo
e la cattiveria del suo cuore ma anche con testimonianze di fede
di persone che, come Gesù, hanno donato la propria vita
per la salvezza di altri. Auschwiz è stato creato e studiato
come fabbrica di morte e negazione della dignità umana;
stringe il cuore vedere che ciò che rimane di milioni di
persone non è altro che distese di scarpe, capelli, occhiali,
pettini, protesi, denti d’oro, cioè solamente quello
che poteva arricchire la Germania nazista. Auschwiz però
ci offre anche figure di santi: nel blocco 11 abbiamo potuto vedere
la cella dove ha trovato la morte S. Massimiliano Kolbe che si
è offerto di morire al posto di un prigioniero polacco
padre di 2 figli, condannato a morte assieme ad altre 9 persone
perché un altro prigioniero era fuggito dal campo. La guida
ci ha congedato con queste parole: “da quando esiste Auschwiz
il mondo non ha ancora conosciuto un giorno di pace; gli animali
uccidono per mangiare, solo l’uomo uccide per altri fini.
I milioni di persone uccise ad Auschwiz non sono serviti a niente.”
Noi siamo un po’ meno pessimisti . In 9 giorni abbiamo attraversato
8 nazioni; tutto ciò solo 20 anni fa non sarebbe stato
possibile; l’Europa ha avviato un processo di riappacificazione
anche grazie alle persone che abbiamo conosciuto in questi giorni,
ma per una vera pace occorre cambiare, con l’aiuto di Dio,
il cuore dell’uomo.
Roberto Molteni
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