Al
Voto
Da Bosisio a Villa Locatelli Filippo Fronterre
in pole position
Settembre 2008
Filippo Frontiere, sindaco di Bosisio Parini,
potrebbe essere il candidato alla carica di presidente dell’Amministrazione
provinciale di Lecco, per il centro destra. Il suo nome ormai
si fa insistente, lo si da per molto quotato in vari ambiente,
del resto porta con se una dote di primo piano: un notevole bacino
di voti dall’area tra Bosisio, Cesana Brianza, Suello e
dintorni, oltre ad un’esperienza decennale di sindaco e
a grandi doti professionali: la sua azienda è una delle
novità sul fronte della privatizzazione di uno storico
servizio pubblico, che fa acqua, come le Poste. Che abbia talento
non c’è neppure bisogno di dirlo, chi lo ha conosciuto
ha saputo apprezzarlo.
Fronterre potrebbe trovarsi come “avversari” in casa
Ermanno Buzzi già sindaco di Sirone e oggi consigliere
provinciale di minoranza, Carlo Signorelli primo cittadino di
Perledo, o addirittura Daniele Nava vice sindaco di Lecco portacolori
di An ormai confluita nella coalizione del Pdl, partito delle
Libertà.
Sul fronte opposto il centro sinistra ha già fatto la sua
scelta, del resto squadra vincente non si cambia, e Virginio Brivio
(Margherita) i primi cinque anni di amministrazione li ha guidati
egregiamente, che piaccia o non piaccia il suo pensiero politico
è tutta un’altra storia, quel che conta è
che un segno lo ha lasciato. Presente ma non presenzialista, impegnato
in molti progetti sul territorio che si sono concretizzati, disponibile
e sempre pronto ad ascoltare le esigenze della gente, Brivio è
quello che si suol dire un presidente alla mano: concreto.
Due schieramenti di forza: centro destra e centro sinistra che
dovranno però fare i conti con Rifondazione e i gruppi
di sinistra che poco gradiscono i compagni più moderati
e meno battaglieri; e con La Destra e affini che un loro spazio
lo vogliono, stanchi di essere i “cugini poveri” di
tutti quegli ex forzisti, ex alleanza nazionale e via dicendo
che si stanno avviando verso il Pdl.
Quanto alla Lega resta un’incognita fino all’ultimo
il Senatur potrebbe cambiare le direttive e lasciare i suoi ragazzi
liberi di andare con chi meglio credono, del resto la Lega nasce
come movimento operaio e non ci sarebbe nulla di che stupirsi
se si avvicinasse a quel centro sinistra che non fa barricate.
Di riflesso nei Comuni potrebbero esserci ribaltoni di ogni genere.
Non sarà una campagna elettorale all’acqua di rose,
nei paesi - salvo eccezioni di elezioni bulgare (con una sola
lista) come è stato in Valsassina a Moggio e negli anni
passati in Valvarrone – la macchina operativa è già
in moto: tutti si stanno dando da fare tra riunioni carbonare
degne di Mazzini e comizi improvvisati nelle piazze. Che nei paesi
più che il simbolo di partito a fare la differenza siano
le persone è risaputo, non stiamo scoprendo l’acqua
calda. Poi ci sono i programmi, spesso simili uno con l’altro
perché mica puoi pensare di costruire la Tour Eiffel in
mezzo alla campagna o il Duomo sulla guglia di una montagna. Ci
auguriamo che ci sia qualcuno capace di fare la differenza…
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