
di Antonio Isacco
Settembre 2009
ADULTI:
NON IMITATE
GLI ADOLESCENTI
Guardando alcuni spettacoli televisivi, mi è tornata in
mente una parola antica, forse dimenticata: dignità. La
dignità è una correttezza di rapporto, morale ed
estetica, fra il proprio comportamento e il proprio ruolo sociale.
E’ il rispetto che abbiamo di noi stessi e che suscitiamo
negli altri. Qualsiasi cosa compia l’essere umano, può
farla con dignità o senza.
Partiamo dal settore in cui questo sembra più difficile:
il comico.
Quando Totò saliva sul palcoscenico o si muoveva davanti
alla macchina da presa, faceva ridere. Nessuno più di lui
ha saputo essere marionetta. Eppure mai, neppure per un istante,
perdeva la sua dignità. E nella sua vita privata, nel suo
modo di camminare, di gestire, fosse o non fosse un principe come
sosteneva di essere, come tale si comportava ed era credibile.
E pensiamo alla straordinaria comicità, ma allo stesso
tempo alla straordinaria eleganza e dignità di Charlie
Chaplin.
Dal capo, ci si aspetta che sappia prendere le decisioni. Se ha
continuamente dubbi, incertezze, se scarica la responsabilità
sui suoi subordinati, perde la sua dignità, diventa la
caricatura di un capo.
Un bambino, anche se corre in modo disordinato, anche se grida,
ride, esprime armonia, adeguatezza tra la freschezza del corpo
e l’innocenza dello spirito. Ne deriva una naturale eleganza.
E lo stesso capita con gli adolescenti, maschi e femmine, nei
loro eccessi, nel loro sperimentare abbigliamenti nuovi e bizzarri,
nell’inventarsi ruoli e rivestimenti inediti. Perché
si addice alla sua età lo sperimentare, il tuffarsi nel
nuovo, provare quanto deve ancora essere.
Ma quando quegli stessi adolescenti, maschi e femmine, diventano
adulti, non possono più agire nello stesso modo. Perché
entrano in contrasto con il proprio essere e le proprie responsabilità.
La persona matura ha già compiute le sue sperimentazioni,
ha scelto un ruolo, un compito, un’attività, un modo
di essere. Da lei ci si aspetta che non ritorni a fare ciò
che ha fatto o che non imiti coloro che stanno caoticamente sperimentando.
Da lei ci si aspetta un minimo di autocontrollo, capacità
di trattare gli altri in modo appropriato. Che sappia ascoltare,
riflettere, giudicare. Che sappia creare e realizzare. Che abbia
coltivato il proprio gusto in tutti i campi: dal linguaggio all’abbigliamento,
all’arredamento della casa, alla scelta dei cibi, alla musica,
all’arte. Che abbia sviluppato un erotismo raffinato, che
non ha bisogno della volgarità o del chiasso della discoteca.
Per cui, quando invece si scatena nel ballare, bamboleggia, o
urla e sghignazza come fosse un adolescente, produce un senso
di pena. E hai l’impressione che si svilisca, si umilii,
insomma che perda la sua dignità.
Antonio Isacco
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